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Museo contadino di E.Pezzi a Granarolo Faentino indietro

 

Visita al museo contadino del Prof. Emilio Pezzi                                     del 22.09.2016

 

Visitare il museo del Prof. Emilio Pezzi in un caratteristico ambiente rurale ci ha fatto rivivere le antiche tradizioni delle coltivazioni agricole dal 1800 al secondo dopoguerra.
Il lavoro dei contadini da generazioni, si basava su quell’intima conoscenza del territorio per cui le condizioni della
fertilità dei suoli erano praticamente scontate.
La particolarità degli attrezzi esprime l’evoluzione degli stessi nel progressivo sforzo dell’uomo di affrancarsi dalla
fatica del lavoro manuale.
Per Emilio Pezzi “il loro valore più grande sta proprio nel comunicare silenziosamente il passato fondante del
nostro presente”.


Spettacolare ci appare la differenza fra un attrezzo di semina manuale che consentiva il deposito di un solo seme
per volta su un’unica fila mediante l’apertura e la chiusura di due bracci verticali, incernierati tra loro e un attuale
seminatrice automatica di precisione a dodici file, dotata pure dei sensori elettronici per il controllo della presenza
del seme.   

                                                  

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A partire dalla fine degli anni novanta anche in Italia si parla di agricoltura di precisione e si è capito che AP si basa
su quei “principi antichi” già seguiti in passato, che le nuove generazioni non devono dimenticare.
Le tecnologie elettroniche non sono più considerate applicabili solo in presenza di ampie superfici come ad esempio
negli Stati Uniti ma sono usate anche dai piccoli coltivatori e dai contoterzisti locali. 

Interessanti i diversi e vari oggetti delle case rurali, denotano un sistema di vita patriarcale quasi
completamente autogestito, che dava alle donne le responsabilità domestiche, la cura degli orti,
la filatura della canapa, ecc.
Emilio Pezzi ha ricostruito con passione un passato che Mario Martini presenta attraverso la poesia.
Il suo libro ”U j’era ‘na volta, ricordi in versi” rappresenta il mondo contadino nel dialetto locale.
Un pomeriggio gradevolissimo, che ha risvegliato nei partecipanti molti cari ricordi.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella che si vede racchiusa in questa specie di serra protettiva e che è ben visibile nella copertina del depliant "C'era una volta...un tiro di buoi", di seguito riportato, è una antica PRESSA MANUALE il cui funzionamento avviene con una tecnica completamente diversa dal solito: funziona solo per attrito senza nessun movimento rotativo. Il Prof. Dalla Valle del Liceo Scientifico di Lugo, in visita al museo, ha definito  il procedimento di questa macchina "leonardesco", perchè era già stato studiato da Leonardo.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

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