Visita 2005 indietro
A Classe, un capitello … di Giuliana Prati
Martedì 8 novembre, ore 14.30: in 18, ci siamo incontrati presso il piccolo museo degli scavi di Classe,
per una visita programmata da tempo dal Garden Club.
Grati alla nostra presidente per aver prenotato non solo una brava e simpatica guida,
ma anche un inatteso sole autunnale, abbiamo iniziato il nostro percorso storico-archeologico.
Gli scavi attuali sono sensibilmente progrediti rispetto alla visita di alcuni anni or sono:
uno specchio d’acqua dalla forma allungata lascia intuire dove si aprisse l’antico canale
che conduceva al porto commerciale, anteposto a quello militare che ospitava la flotta di Augusto.
Seguendo la guida e il suo raccontare, ci siamo incamminati per un viottolo erboso, confine sottile
fra la campagna circostante e il limite transennato della zona archeologica vera e propria.
Il sentiero si dipana per un buon tratto parallelamente all’antica strada lastricata che si faceva largo
fra le costruzioni e conduceva al canale e al porto. Sono stati riportati alla luce infatti ciò che rimane
di fondamenta e di pavimentazioni, e le basi di antichi pilastri che segnalano la presenza di magazzini
e di depositi delle merci.
I resti più rimarchevoli sono attualmente quelli di due fornaci, la maggiore delle quali di laterizi, posta
all’estremità meridionale della zona.
Il numero degli strati rinvenuti nel sito è la testimonianza della densità dell’insediamento,
( in particolare al tempo di Augusto), confermata anche da ulteriori scavi situati oltre la ferrovia, scavi che
ci parlano delle case dei marinai provenienti da varie regioni dell’impero e di stanza a Classe, con le famiglie d’origine.
Sul limitare del canale, un capitello di marmo capovolto, usato come riempitivo per il supporto forse di un ponte mobile;
i segni dei carri, profondamente incisi nel lastrico della antica strada; un segmento di pavimentazione
a piccole piastrelle esagonali fanno immaginare quasi quasi che quel tempo e quel mondo stiano per rivivere,
per integrarsi con la nostra vita.
Ma appena il treno, poco lontano, passa sferragliando sulla massicciata, quella sensazione perde il suo incanto
e svanisce per sempre.
Una corsa veloce verso la città, in auto. E poi al Museo Nazionale, presso la basilica di San Vitale,
per la seconda parte della visita.
I chiostri dei conventi sono sempre luoghi di suggestione, di più se la luce
è quella di un sereno tramonto di autunno. Così nel primo dei tre chiostri che si trovano nel complesso:
lungo le sue pareti, ordinati, sarcofagi, lapidi, steli a raccontare, con silenziosa discrezione, storie e vite vissute secoli fa.
Infine le sale ai piani superiori: bacheche con ampolle, pettini, dadi, monili; transenne di marmo
arabescato e altre testimonianze di quotidianità lontane che abbiamo visto (o rivisto) con vero interesse,
non solo per rafforzare la curiosità, ma anche per recuperare tessere di memoria e di consapevolezza
della storia della nostra città.