Giardini Vaticani e di Ninfa indietro
Oasi di Ninfa
Fondazioni di Lelia Caetani e Hubert Howard
Fondazione Camillo Caetani (Roma)
Fondazione Roffredo Caetani (Provincia di Latina)
L’Oasi di Ninfa rappresenta un unicum nel suo genere; avventurarsi nei sentieri tra vetuste rovine, laghetti, cascatelle, corsi d’acqua e piante di ogni tipo da veramente la sensazione di essere sospesi fra cielo e terra, punto d’arrivo ed inizio dell’esistenza.
Le parole della guida per quanto precise, possono spiegarci solo in piccola parte la lunga evoluzione del luogo e la sua trasformazione nei secoli.
A Ninfa aleggia la figura di Lelia, ultima dei Caetani, “pittrice e giardiniera” come ha voluto che fosse scritto sulla sua tomba, perché con passione ha curato questo luogo e l’ha tramandato ai posteri.
Lelia unisce passato e presente, rappresenta le ninfe delle antiche leggende, le figlie di Giove che dimoravano ai piedi del monte Mirteto tra boschi e selve, luoghi attraversati dal fiume Ninfeo, con sorgenti ed un piccolo lago alimentato dal fiume stesso.
Contemporaneamente rappresenta la bella e malefica fata Ninfa, che nel corso dei secoli fino alla prima metà del Novecento gli abitanti del luogo incolpavano delle loro frequenti febbri malariche.
Lelia ponendo fine alla dinastia, racchiude in sè il bene e il male di un lunghissimo processo storico.
Fin dai primi secoli dopo il Mille (nel Trecento Pietro II Caetani diventa signore indiscusso della città) Ninfa è oggetto di contese per l’abbondanza di acqua, per le peschiere, i mulini, le coltivazioni agricole, l’allevamento del bestiame. I contrasti fra Guelfi e Ghibellini, le controversie anche all’interno della stessa famiglia si succedono senza sosta finchè nel 1381 i paesi confinanti distruggono la città.
Ninfa nel tempo si era ampliata, aveva costruito una cinta muraria, case, chiese, il palazzo comunale, un castello con curiose merlature a coda di rondine nonostante i Caetani fossero ormai Guelfi.
Era stato sopraelevato il muraglione della diga per creare quel grande lago dove oggi si specchiano le antiche rovine.
Dal 1381 inizia la storia della “città diruta”, presidio militare, luogo per le attività economiche di casa Caetani, oggetto di devastazioni e saccheggi durante le guerre baronali, che imperversavano a Roma.
Nonostante gli interventi nel Cinquecento del Cardinale Nicolò III, che realizzò il “giardino di Ninfa”, creando una vegetazione rigogliosa e varia, rovi ed arbusti ripresero presto ad avvolgere le antiche vestigia.
Nell’800 proprio quest’atmosfera di mistero e di abbandono affascina gli artisti stranieri, che inseriscono la città morta nel Grand Tour.
Ed è proprio l’amore per l’arte che spinge gli ultimi duchi di Sermoneta a riprendere in mano il territorio della Marittima e a vedere nel giardino di Ninfa un’opera d’arte da realizzare.
Iniziò Gelasio poi il fratello Roffredo trovò in Ninfa un luogo di pace e di meditazione adatto a coltivare il suo grande amore per la musica. Questo sentimento fu condiviso anche dalla moglie Marguerite Chapin, grande intellettuale del Novecento, creatrice di due innovative riviste letterarie, Commerce in Francia e Botteghe Oscure in Italia.
La figlia Lelia crebbe nel clima artistico e culturale di Commerce, coltivò la pittura e Ninfa negli anni 40 divenne il suo rifugio. Qui portò a compimento con il marito Hubert Howard l’opera dello zio Gelasio e dei genitori.
La vediamo dipingere gli scorci del giardino con delicati colori, decidendo sulla tela
quali alberi inserire, imprimendo il proprio tocco romantico secondo il gusto
inglese.
Ottenne un’opera unica nel suo genere perché gli antichi ruderi medievali
convivono con una vegetazione “disordinata”, che lascia spazio alla fantasia
e alla sensibilità artistica dei creatori.
Lelia disse un giorno mentre indossava gli stivali da giardino: ”Questo luogo
non ha bisogno di curatori professionisti, di restauratori specializzati, di giardinieri
super qualificati ma di qualcuno che lo ami, che lo senta più con il cuore che con la mente”.
La suggestione di Ninfa è in queste parole, parole da ricordare per poter esprimere in un giardino piccolo o grande che sia, la propria personalità.
Visita ai giardini vaticani
Il consueto viaggio annuale dell’Associazione ci ha condotto nel territorio del Vaticano
perché recentemente sono stati aperti al pubblico i giardini papali per tanti secoli
riservati e segreti.
Le visite a Roma risultano sempre affascinanti perché il campo d’indagine è inesauribile
e la “città eterna” offre continuamente nuove sorprese.
Eravamo alloggiati nella confortevole struttura “Residenza Madri Pie” che data la vicinanza,
ci permetteva di muoverci con disinvoltura nel piccolo stato. I giardini, che ne occupano gran parte, hanno rappresentato fin dal 1279 il luogo di riposo e di meditazione del Pontefice.
Siamo entrati in questa oasi verde a bordo di un mini – open bus ed attraverso un percorso audio guidato abbiamo preso visione delle antiche Mura Leonine, dei giochi d’acqua, dei tempietti, dei santuari, delle grotte dedicate alla Madonna (Madonna della Guardia in ricordo della Grotta di Lourdes).
Abbiamo ammirato le varie zone dei giardini (giardino all’italiana, giardino all’inglese, orto del Papa) e notato la presenza di alberi, fiori, arbusti rampicanti provenienti da tutte le parti del mondo.
Il rapido excursus ci ha lasciato la visione di un giardino storico secolare ben curato nei particolari naturalistici ed artistici tuttavia l’eccessivo numero dei visitatori riscontrato anche nella Cappella Sistina e nei Musei Vaticani, non ci ha consentito di godere pienamente la bellezza di così alti capolavori.