Giardino di Ca Muratini indietro
Giardino privato di mq. 30.000. Informazioni
Entrare nel parco di Cà dei Muratini e avventurarsi in sentieri curvilinei che alterano la
percezione delle distanze, ci ha veramente trasportato in un’atmosfera fiabesca.
E particolarissima è anche la storia di questa residenza a Granarolo Faentino,
frazione di Faenza (RA).
Nata nel 1217 come struttura difensiva, poi acquisita dalla famiglia Pasolini Dall’Onda,
è passata di generazione in generazione per via ereditaria, reinventandosi nel corso
dei secoli ma conservando un’impronta della sua storia.
L’attuale proprietaria Sig.ra Elvira Petracchi Dal Pane, ci ha guidato nelle radure e
nelle macchie di bosco, illustrandoci con orgoglio il ruolo che la sua famiglia ha avuto
nell’evoluzione di questo importante giardino storico.
Ha ricordato il trisavolo Cesare Zaccaria, a cui si deve nella metà dell’ottocento la realizzazione
del curioso edificio eclettico di stile nordico, che ha ulteriormente stemperato l’aspetto militaresco dell’antica fortezza. Numerosi sono stati i suoi riferimenti all’opera del padre Prof. Luigi Dal Pane,
docente di Storia Economica all’Università di Bologna, esperto di Entomologia, la cui ricca
biblioteca è conservata nella villa.
Dalle sue parole traspariva il forte legame con la sua abitazione e con il parco, che cura con
impegno, aprendolo ad un pubblico di studiosi e a gruppi qualificati nell’ambito del verde.
I protagonisti del parco erano alberi già antichi al tempo in cui Cesare Zaccaria riorganizzò
la struttura, seguendo i principi del giardino all’inglese in modo originale senza alterare il
disegno preesistente.
Il verde del modello romantico viene così ravvivato dal tocco mediterraneo di coloratissime
fioriture; abbiamo ammirato rose antiche e moderne, peonie, fiori prediletti dalla padrona
di casa.
Su tutto domina una delle piante autoctone, il gigantesco pioppo nero (Populus nigra Italica)
unico nella pianura padana per dimensioni ed età (tre secoli), poi lecci, farnie, tassi, l’esotico
Ginkgo Biloba, tigli, l’enorme Sophora Japonica Pendula, la Thuja plicata, magnolie, ippocastani
bianchi e rosa.
Una glicine dai tralci nodosi di natura secolare, si appoggia ad una costruzione che ha mantenuto
la forma squadrata delle origini e i suoi fiori azzurri sono paragonabili ai toni di Syringa x persica,
rarità botanica qui presente. Non mancano piante di frutti locali come giuggioli, nespoli, melograni, ecc.
In una radura protetta dagli alberi e rallegrata da aiuole fiorite, contornate da formelle di ceramiche locali, appare la vasca delle ninfee con al centro una statua.
Nell’alternarsi di ambienti assolati ed ombrosi traspare la caratteristica del giardino romagnolo,
che prevede zone riparate in cui riposarsi d’estate e spazi aperti per godere le ore di sole.
All’ombra della veranda, vicino ad un prato dove due cigni usciti dal laghetto sostavano davanti
ad una bordura di rose, la padrona di casa ha offerto un rinfresco ai visitatori. Ci ha indicato la
lapide in cui il padre ricorda personaggi ed avvenimenti importanti della famiglia. Ci è apparso evidente che l’amore per le piante e la secolare tradizione del posto hanno costituito il radicamento
per la conservazione della struttura, permettendo a noi oggi di goderne tutto il fascino.
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