Tour nelle colline del Cesenate indietro
TOUR NELLE COLLINE DEL CESENATE 19 novembre 2013
testo di Laura Montanari
Foto di Giuseppe Nicoloro e di Suprani Lelio
I colori dell’autunno in collina sono, si sa, il rossiccio, il giallo aranciato, il marrone, il verde giallognolo, degli alberi, dei boschi, dei prati. Tutti colori caldi. Ma, soprattutto in novembre, bisogna mettere in conto anche il grigio, il grigiolino, il fumé del cielo senza sole, delle nuvole, della nebbia diffusa....I “turisti” GardenClub, per quanto abituati ad avere l’abbonamento col sole ogni volta che vanno in tour, hanno serenamente affrontato il maltempo di martedì 19 novembre, la giornata programmata per l’escursione sulle colline del Cesenate, attrezzandosi con giacche a vento, ombrelli e ombrellini, cappucci e berretti.
Con lo spirito dell’ottimismo, si sono pure apprezzati gli aspetti estetici della situazione: la pioggerella intermittente dilavava i sassi delle stradette lucidandole a specchio, velari di nebbia, diffusi dal fondovalle, si alzavano tra le quinte allungate delle colline, nuvole nere incombenti minacciavano qua e là le sommità di torri, castelli, campanili... Le vallate del fiume Uso, del Rubicone, del Pisciatello, percorse in lungo e trasversalmente da un versante all’altro, offrivano uno scenario suggestivo, evanescente, quasi misterioso.
A dare slancio alla marcia del gruppo verso le mete del tour ha certamente contribuito anche la pacata energia di Anna Missiroli, la brava guida a cui il Garden si è da tempo affidata, che apriva la fila, sollecitando garbatamente, sollevando aspettative, fornendo tante informazioni interessanti, con chiarezza e semplicità.
Ecco alcuni appunti di viaggio, tappa per tappa:
SAN GIOVANNI IN GALILEA
Risalendo la vallata dell’Uso, un torrente che si fa strada a fatica, tra i cespugli e gli alberi delle rive, ci fermiamo ai piedi della rupe che ci appare aguzza, tra la nebbia, coronata da una piccola cerchia di case di sasso, tra cui spunta un campanile. In questa prima sosta, nel sito dell’antica Pieve di San Giovanni, del primo millennio d.C, i resti in pianta di una piccola abside e di un agglomerato annesso attestano la franosità del terreno. Ci rendiamo conto di quanto Anna ci ha già detto nel corso del viaggio: lo scenario delle colline presenta sì crinali di tanto in tanto erti e rupestri, ma nei fianchi mostra in prevalenza le ferite dei calanchi, che mettono a nudo argille e arenarie, malleabili “come polenta”. Quando varchiamo la soglia del borgo, ci stupisce l’ordine, la cura delle casette, ma non vediamo segni di vita: nessuno in giro, silenzio. Come si può vivere qui, in una comunità di poche anime, a rischio di isolamento in inverno, lontani dai servizi indispensabili?...ci domandiamo l’un l’altro. E sarà questo il leit motiv che ci ripeteremo man mano negli altri borghi. Non ci diamo risposta, ma forse tutti sappiamo quanto valgono il legame con le radici, il sentimento dell’appartenenza, il benessere che deriva dal rapporto stretto con la natura. Il Museo Renzi, che visitiamo con interesse, piccolo gioiello di testimonianze fin dalla preistoria, è la prova della volontà degli abitanti di salvaguardare la memoria collettiva.
MONTETIFFI
Su, su, si arriva al piccolo borgo, già annunciato da lontano da un grumo di case arroccate sulla collina, attorno ad un campanile. E’ il campanile di quella che fu la chiesa di un’Abbazia Benedettina dell’XI sec., costruita interamente in pietra concia, inglobata nell’estesa struttura del Convento, oggi Museo. Ci fermiamo di fronte alla scalinata, in attesa che una paesana custode della chiave ci venga ad aprire. La vecchietta tarda, non vuole lasciare i fornelli, e finalmente arriva, curva sotto il peso degli anni. La chiesetta è graziosa, accogliente: è stata rimaneggiata, ma conserva nella parte dell’abside la volta a botte in pietra e negli archi laterali frammenti di affreschi. Più elegante, prezioso, l’altare, decorato in scagliola su fondo nero. La vecchietta si lamenta che fatica a tenere pulita e in ordine la chiesetta, che pure le sta molto a cuore, mentre sembra che la Diocesi se ne sia dimenticata, che il sacerdote demandato preferisca il piano...per via del gelo e auspica che la Soprintendenza ai Beni Culturali (forse di Ravenna) dia al più presto le autorizzazioni necessarie per fare opere di manutenzione alla pieve.
Ci trasferiamo a Ville di Montetiffi, quattro cinque case raccolte ai piedi di una collina, dove l’attrattiva che ci aspetta è il “tegliaio” Maurizio, ultimo erede dell’antico mestiere di fabbricare a mano le teglie in terracotta per cuocere le piadine...Ah, gli odori e i sapori di Romagna! Qui però sono soltanto da immaginare, perché gli ingredienti che Maurizio ci mostra sono sassi di argilla e di calcite, farina di calcite e acqua, e un impasto marroncino da lavorare al tornio. Maurizio ci incanta con le parole, gran parlatore, con il suo entusiasmo , con l’abilità e delicatezza delle sue ruvide mani, che plasmano un bel disco piatto e liscio. Ecco pronta la teglia! La teglia sarà messa a stagionare assieme a tante altre, in un locale asciutto, come un formaggio o un prosciutto, e poi infornata. Maurizio ci illustra il lavoro paziente di preparazione del forno a legna, l’accortezza con cui si devono disporre le teglie e regolare il calore . Sì, ci convince, Maurizio ama il suo mestiere, e la moglie Rosella lo affianca in tutte le fasi del lavoro.
STRIGATA
Sosta strategica di metà tour. In questa località dal nome neanche troppo accogliente, riceviamo invece un’accoglienza molto confortevole, appetitosa...All’Hotel Gallia si mangia bene, abbondantemente, e , ovviamente, si chiacchiera, si crea e si ricrea un clima di vivace socialità, all’interno della Associazione GardenClub.
SOGLIANO AL RUBICONE
Appena scesi dai pulmini , prima ancora di avviarci per la passeggiata, ci si sente accolti dal profumo...dal forte profumo (qualcuno, temerario, dice olezzo!) del formaggio di fossa. Non è una suggestione, le fosse sono proprio di fronte a noi, sono state aperte proprio in questi giorni, il formaggio appena dissepolto è stato protagonista della prima sagra novembrina a lui dedicata. Ce lo confermano i tendoni, gli stand, chiusi, collocati lungo le strade e anche nella piazza, in attesa dei golosi nel prossimo week end. Peccato! la piazza, la bella e grande piazza porticata è ingombra di un enorme stand, che giunge a ridosso della “fontana delle farfalle”, spuntata in volo dalla fantasia di Tonino Guerra e dalle mani talentuose del mosaicista Marco Bravura. Ci si affolla attorno alle più antiche fosse, oggi dismesse, delimitate da un circolo di sassi, ma soprattutto ci si affolla nel negozio accanto, per portare a casa un profumato souvenir gastronomico! E’ tardi, purtroppo, e poi l’attrazione per il cibo, come succede, ha preso il sopravvento sul richiamo culturale: è indicato un “percorso pascoliano”, infatti, e Anna ci dice al volo che le sorelle di Giovanni Pascoli passarono qui l’adolescenza, nel Collegio delle Monache Carmelitane
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MONTELEONE
La contessa Volpi, proprietaria del piccolo borgo e di buona parte delle colline circostanti, non si fa trovare in casa, non ci riceve...per il tè! Anna, che l’ha contattata, spiega che la contessa è fuori, forse a svernare in un caldo paese tropicale. Ci guardiamo attorno: un borghetto delizioso, lindo, con i gerani alle finestre, con i lampioni ottocenteschi, che prospetta ai visitatori innanzitutto la bianca chiesetta dal tetto a capanna, e dominato dal castello-fortezza, in sasso, con imponente basamento strombato. C’è un po’ di Ravenna a Monteleone, dice Anna, e tutti ascoltano come nell’Ottocento fosse proprietario del castello Alessandro Guiccioli, il ricchissimo possidente ravennate, padrone di circa quattrocento proprietà tra Venezia e Ravenna, sposo della bella e giovane Teresa Gamba, innamorata di Lord Byron. Mentre si passa dalla piazzetta a lui dedicata, ci si chiede se mai i due amanti passeggiarono per queste stradette, in vista alle colline.
SORRIVOLI
Arriviamo che è già buio ( le 17 appena!), sotto una pioggerella insistente, perciò la passeggiata, ancora una volta su e giù!, è un po’ frettolosa. Quello che vediamo e quello che Anna ci dice (parla di un’estate fervida di tanti interessanti eventi, di un’atmosfera festosa), ci invita a progettare un ritorno. Molto suggestivo il possente maschio quadrato, illuminato da faretti che danno rilievo alle pietre, una ad una, contro il nero della notte. L’insieme poderoso della rocca-fortezza, con la torre, le mura, le porte, il castello, oggi chiesa e centro parrocchiale, ci lascia facilmente immaginare il tempo turbolento della contesa tra il Governo Pontificio e i Malatesta. Affacciati ad una fiancata delle mura, ci fermiamo ammirati a contemplare la strisciata brillante di migliaia di luci che nel buio uniforme lascia intuire, là in fondo, il confine tra la pianura cesenate e il mare Adriatico. Spettacolo!
Ritorniamo a casa..... arrivederci alla prossima gita!!!