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Fiori-frutti:oltre di Nilla Onofri indietro

Conferenza di Nilla Onofri                                                      2 dicembre 2016

‘Fiori-Frutti: oltre’                                                                
Chiavi di lettura di immagini floreali nell'arte
allegorie, simbologie, significati e valori espressi in opere figurative


La conferenza ‘Fiori-Frutti: oltre’ è stata un’escursione nei secoli dell’arte alla ricerca di situazioni ed esempi, anche inconsueti e particolari (come il manto di Ruggero II (fig.33) o il gioiello barocco, cioè il pendente a forma di grappolo d’uva (fig.76)) per mostrare l’utilizzo dei diversi linguaggi espressivi, assegnati a soggetti floreali o genericamente botanici.

Sono stati portati ad esempio immagini in cui piante, fiori, frutti vengono usati come elementi prettamente decorativi (le ceramiche preelleniche) anche applicati all’ “horror vacui” di influsso barbarico (altare di Ratchis (fig.31)) o anche opere in cui il linguaggio simbolico risulta elaborato e complesso, come nell’abside di S. Apollinare in Classe (fig.23-24) oppure non sempre chiaramente riconoscibile (Stele di Antifonte (fig.29-30)). Con la “Primavera” del Botticelli (fig.55-56) si è fatto riferimento alla rappresentazione allegorica legata al Neoplatonismo fiorentino di difficile lettura per le molteplici chiavi interpretative della stessa.

Senza mai perdere di vista i soggetti floreali, alcuni secoli particolarmente ricchi, come il Rinascimento e il Barocco, sono stati rappresentati da alcune opere scelte per le tipologie nuove, quali il ritratto e la natura morta. (‘Autoritratto con fiore d’eringio’ di Durer (fig.64-65)- ‘Vanitas’ di Philippe de Champaigne (fig.72))

Inoltre la contrapposizione e/ o la relazione tra forma e contenuto ha visto protagoniste opere scelte tra quelle del Primo Cristianesimo e quelle del periodo controriformistico, cioè il Barocco, così da poter, successivamente, affrontare e meglio comprendere le testimonianze artistiche realizzate nell’Ottocento, imperniate su valori legati alla tradizione (esempio nella ‘Ecce Ancilla Domini’ di Dante Gabriel Rossetti esponente della P.R.B. – la Confraternita dei Preraffaelliti (fig.88)) e la ricerca di modernità rivoluzionarie dell’Impressionismo (Monet (fig.96)).

Infine il Novecento è stato affrontato attraverso alcuni casi rappresentativi, prima, delle Avanguardie e, in conclusione del percorso, con opere dell’Arte Contemporanea in cui i simbolismi, laddove sono utilizzati, appaiono diversificati da ogni artista in una costruzione soggettiva dell’opera.

NILLA ONOFRI

 

 

Fig. 33- Mantello di Re Ruggero II,1133,Vienna Kunstisthorisches Museum

In Sicilia maestranze arabe e bizantine alla corte del Re normanno Ruggero II, tessevano il suo splendido mantello per l’incoronazione che avvenne nel 1133. Il prezioso manufatto presenta due leoni che sbranano due cammelli (a simboleggiare la vittoria dei Normanni sugli Arabi) separati da un albero della vita (in questo caso una palma).
 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

Fig. 76- Pendente a forma di grappolo d’uva, Germania meridionale, inizio XVII secolo, Perla barocca, oro smaltato, rubini (14), cm 5,3 x 3,4, Vienna, Kunsthistorisches Museum, Kunstkammer

L’interesse per l’antichità classica è ancora presente nell’epoca barocca, ma è rivisitato con un’ottica molto diversa da quella del primo Rinascimento: tutto è interpretato attraverso l’aspetto più evidente, eclatante, addirittura teatrale; diviene chiaro come possano divenire intriganti temi quali: le ambiguità, le trasformazioni formali, le metamorfosi. Ci si rifà ai testi antichi per reinterpretarli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

Fig. 31- Altare del Duca di Ratchis, pietra, 737-44, Cristo in gloria, Cividale del Friuli, Museo Cristiano del Duomo

L’altare viene dato con certezza grazie alla iscrizione incisa sul bordo superiore, dove si ricorda che fu donato alla chiesa di San Giovanni dal Duca Ratchis, che mantenne questo titolo dal 737 al 744, quando, succedendo a Liutprando, divenne re dei Longobardi. Nella facciata anteriore compare Cristo imberbe fra i cherubini adoranti (riconoscibili dalle due paia di ali), racchiuso entro una mandorla sorretta da quattro angeli in volo e sormontato dalla mano di Dio. E’ inoltre interessante notare come lo sfondo della scena sia riempita da fiori e stelle che però non hanno particolare significato simbolico, quanto piuttosto sono espressione di un ‘horror vacui’ proprio dell’arte barbarica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 23- Sant’Apollinare in Classe, VI secolo, veduta dell'abside

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 24- Particolare del mosaico del catino absidale: sono stati riconosciute le piante di sagittaria, ginepro, pungitopo, cisto rosso, olivo, lichene (giglio di S. Pancrazio, vicino alla pecora)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 29- 30– Stele di Antifonte, II-III secolo, Ravenna, Museo Arcivescovile, ritenuta la prima testimonianza cristiana del territorio ravennate

Con la caduta dell’Impero Romano e la conseguente crisi di tutte le istituzioni e il disuso dell’applicazione delle tecniche, ulteriormente esasperata dalla presenza delle civiltà barbariche, così profondamente diverse da quelle greco-latine, verrà confermato l’impoverimento del valore della forma che, quindi, diverrà sempre più anticlassica e condensata.


 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

Fig. 55- 56 - Sandro Botticelli, Primavera, 1478ca, tempera su tavola, 314 x 203 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi

La Primavera deve essere letta da destra verso sinistra: Zefiro, il vento fecondatore della natura, insegue Flora (“tutto lascivo dietro Flora/ Zefiro vola e la verde erba infiora”, scrive contemporaneamente il Poliziano nelle “Stanze per la giostra”); dall’unione di Zefiro e Flora nasce la Primavera che avanza spargendo fiori; al centro è Venere, dea dell’amore e della fecondità, madre generatrice, sormontata da Eros bendato e saettante; a sinistra le tre Grazie, intrecciando le dita, danzano armoniosamente la caròla dell’amore e Mercurio, alzando il cadùceo, simbolo di prosperità e di pace, dissipa le nuvole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

Fig. 64-65- Albrecht Durer,Autoritratto con fiore d’eringio, (cardo), 1493, olio su pergamena, Parigi, Louvre

Questo dipinto è ritenuto un ‘ritratto di fidanzamento’, anche perché il nome in tedesco del fiore del cardo significa ‘fedeltà coniugale’ (In medicina veniva considerato un afrodisiaco). Egli sposa Agnes Frey nel 1494.
La scritta che fiancheggia la data, in alto, rivela l’intenzione filosofica e cristiana del lavoro “Myj dic sach got Als es schtat oben” che significa “i miei affari seguono il corso loro assegnato in alto”.
Il fiore che tiene fra le mani è stato riconosciuto come un ERYNGIUM AMETHYSTINUM, comunemente conosciuto come cardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 72 – Philippe de Champaigne, Vanitas (Natura morta con teschio tulipano e clessidra), Musée de Tesse 1671, Le Mans

Elementi che caratterizzano un dipinto del genere pittorico ‘vanitas’
-Teschio e candela spenta o il silenzio degli strumenti musicali, simboli di morte
-clessidra e l’orologio, simboli del trascorrere del tempo
-le bolle di sapone, di solito rappresentate con un putto o un adolescente che le crea soffiando da una specie di cannuccia, simbolo della transitorietà della vita e della transitorietà dei beni terreni.
-un fiore spezzato, come un tulipano o la rosa, simbolo della vita che come quel fiore prima o poi appassirà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.88 - Dante Gabriel Rossetti Ecce ancilla domini, 1850, Londra, Tate Gallery

La rappresentazione di una annunciazione ai nostri occhi del tutto tradizionale, ma che scatenò un putiferio al momento dell’esposizione alla mostra dei PRB, di cui non si conosceva ne’ il nominativo degli autori, ne’ il programma artistico.
Presentare Maria nel suo piccolo cubiculum, ancora assonnata, sul letto, in camicia da notte, era per l’epoca assolutamente sconvolgente. La sorella di Dante G. Rossetti fece da modella per la figura della Vergine, che per questo venne presentata con i capelli rossi (le prostitute dell’epoca si tingevano i capelli rossi, che quindi erano simbolo di donna di malaffare) e sciolti (rappresentazione che viola l’intimità della figura religiosa, cosa assolutamente inconcepibile perché ancora esse venivano rappresentate secondo immagini precostituite, organizzate accademicamente per rappresentarne il significato divino e non umano e casuale)
Quindi in diversi segni che noi oggi leggiamo come normali, ovvi, all’epoca vengono erroneamente percepiti e conseguentemente l’opera è contestata; ma è anche vero che vengono utilizzati elementi che confermano il significato tradizionale del simbolo: ad esempio il giglio, che rimanda alla purezza mariana, che compare come un ricamo gettato sul portaabiti ai piedi del letto (oltre che nelle mani dell’arcangelo Gabriele). Questo elemento –il giglio ricamato-, oltre che assumere il significato tradizionale, vuole comunicare anche l’operosità di Maria, la sua purezza e semplicità che lo ha realizzato (si recupera il valore del lavoro dell’uomo, che può riscattarlo dal peccato, concetto proprio del mondo medioevale e più specificatamente del periodo romanico).


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.96  Monet, Il bacino ad Argenteuil, 1872, 60x80, Parigi, Museo d'Orsay

Opera che testimonia la ricerca di modernità, rivoluzionarie, dell'impressionismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL NOVECENTO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Fig.100 - Vetrata di Victor Horta – Bruxelles, Museo Horta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 105 - Picasso, Guernica, 1937, Madrid, El Prado Padiglione Reina Sofia.

 

 

 

 

 

Fig.104 - Magritte, La bonne parole, 1939, gouache,50x34,Bruxelles, coll.priv.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.107- De Scott Evans, A New Variety-Try One. (E' una nuova varietà-Provala), 1897, Delray Beach, Coll. Rubin

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Abbiamo avuto di nuovo con noi la Dr.ssa Nilla Onofri, studiosa di Storia dell'Arte e per molti anni docente presso il Liceo Scientifico di Ravenna.
Coinvolgente è stata la lezione dello scorso anno sull'Interpretazione della Natura nel Modernismo catalano di fine 800' ed in particolare sul "floreale" di Antoni Gaudì, artista versatile, poliedrico, la cui fonte d'ispirazione sono stati elementi naturali: fiori, foglie, frutti, animali.
Nella seconda lezione Nilla ci ha presentato numerose immagini, capolavori di artisti con fiori e frutti, andando "oltre" la semplice descrizione per fare emergere i concetti, i valori, le allegorie che queste opere esprimono.
Le "chiavi di lettura" di Nilla mirano infatti a sciogliere i misteri di enigmi botanici risalenti ad un lontano passato.
Un evento importante che ha gradevolmente coinvolto i partecipanti, desiderosi di poter approfondire ancora in futuro queste tematiche intimamente legate ad arte e natura.

Maria Elisa Gulmanelli

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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