Artiste del Novecento a confronto di NILLA ONOFRI indietro
ARTISTE del Novecento A CONFRONTO
Dopo l’incontro “Primate d’artiste” del novembre 2022, in cui si era voluto dimostrare il valore e il peso della scelta di vita di oltre dieci artiste (dal XIV al XIX secolo), oltre che a sottolineare la molteplicità di interessi - a volte impensabili e sorprendenti-, ricondotti alla creatività attraverso la capacità interpretativa e fantastica propria della femminilità, al di là delle limitazioni, restrizioni, contrasti e lotte che il tempo in cui vivevano, aveva loro imposto, con la conferenza “Artiste del ‘900 a confronto” la relatrice ha voluto proseguire e concludere l’argomento dell’arte al femminile.
In quel momento escludere artiste del secolo scorso è stato un fatto voluto, determinato dalla convinzione che nel ‘900 la situazione della donna, in generale, aveva iniziato a cambiare a seguito anche di una diversa concezione della figura femminile che la società – ormai improntata a nuovi valori derivati dai ritmi di vita imposti dalla Rivoluzione Industriale in atto - andava acquisendo, seppur con tante difficoltà, e quindi anche di una diversa consapevolezza che la donna stessa aveva di sé; bisogno di cambiamento che, nei decenni, si andava sempre più diffondendo, affermando e rafforzando.
Nell’ambito poi di un’arte, quella del Novecento, che era alla ricerca di valori che corrispondessero ai nuovi tempi moderni, ha permesso alla donna artista una maggiore libertà di spazio e movimento, tanto che questo suo ruolo, in seno a correnti così rivoluzionarie e ‘scandalose’, verrà meglio accettato, cioè visto, tutto sommato, come ‘normale’, perchè proprio di un ambito artistico trasgressivo, dissacrante e spesso provocatorio.
Infatti, poichè il Novecento è il secolo della rivoluzione del linguaggio artistico, e non solo di esso, in cui si sono succedute numerosissime correnti (ad esempio le ‘Avanguardie’ dell’inizio del secolo fino al 1924) che hanno mostrato e dimostrato che non ci poteva essere più un unico modo di concepire l’arte, si è ritenuto che non fosse più possibile rappresentare questo panorama troppo complesso, intrecciato, contradditorio e in continua evoluzione, con un numero, seppur limitato di artiste (che sarebbe risultato comunque troppo numeroso e non esaustivo ai fini della conferenza stessa).
Volendo sottolineare la trasformazione, anzi potremmo dire trasfigurazione, che questo campo ha subito, non solo nella forma (il linguaggio), ma anche nei contenuti, si è optato per quattro soli personaggi, scelti a rappresentare alcune situazioni emblematiche, così che si potrà cogliere quanto lontani tra loro possano essere i linguaggi espressivi dell’arte moderna e contemporanea, e come si venga a mettere in luce l’aspetto formativo-psicologico delle autrici che andrà a configurare i risultati conseguiti (ed è per questo che non si può non gettare uno sguardo sulle vicende delle loro vite).
Suzanne Valadon rappresenta un po’ il ponte tra l’arte dell’800 e quella del XX secolo: la sua personalità, libera dagli schemi rigidi dell’educazione del suo tempo, e per questo più attenta ai propri istinti e sentimenti, anche se appaiono assai negativi agli occhi della società, le permetteranno di avvicinarsi e comprendere le nuove idee degli artisti delle prime avanguardie da lei frequentati: l’essere autodidatta la porterà così ad avere un proprio stile denso di tutte le esperienze vissute.
Il passaggio successivo è la ricerca della dimostrazione di quanto lontano è il linguaggio d’arte, distanza creatasi nell’arco di soli tre decenni, pur avendo riflessi e radici nelle stesse Avanguardie, semmai quelle più provocatorie. Le artiste che conducono questo percorso sono Niki de Saint Phalle con le sue installazioni e poi Marina Abramovic con le sue shockanti performances. Ovvero un’arte ormai ‘volatilizzata’, ma, nella sua concettualità, estremamente comunicante e significativa.
Infine, con il personaggio conosciuto come MP5 (‘norma’ della Street art riconoscersi attraverso una sigla) si è voluto tornare a un’arte apparentemente tradizionale, perché riconoscibile con l’immagine, ma estremamente moderna, dei nostri tempi: è l’arte delle grandi città, delle metropoli, che vuole denunciare le realtà contradditorie che le animano, attraverso i toni più disparati (rabbia, violenza, ironia, giocosità, …). La scelta di un personaggio femminile (tra le tante) di questa ‘corrente’ è voluta perché si è pensato, in questo modo, di ‘chiudere il cerchio’ della Storia dell’Arte, essendo essa iniziata con le pitture rupestri di epoca paleolitica: quello di lasciare testimonianza di sé, del proprio significato di vita, è un bisogno innato nell’uomo, testimoniato fin da 35000 anni fa.
NILLA ONOFRI