RAVENNA – ravenna indietro
LA Voce
Domenica 9. OTTOBRE 2011
Fascino e decadenza di Ravenna
Mariella Busi De Logu firma un libro che spigola
tra misticismo e gusto amaro dell'invettiva
Un diario fatto di sogni e segni, immagini e frasi, luoghi e fantasie, in cui il proprio "io" s'interseca,
si sovrappone e si compone nella città e nelle sue propaggini fluviali e costiere.
Chi ha il dono della scrittura e del disegno, come Mariella Busi De Logu, può farne un piccolo
capolavoro che si materia in un libro dove si alterna la scrittura alla grafica e dove le immagini
s'incuneano, oscillando, tra le parole.
Questo è "RAVENNA ravenna" pubblicato recentemente dall'Editrice dell' Altritalia:
"Quel che faccio, mentre scrivo, non mi viene tanto bene: brucio il cibo, rischio incidenti,
dimentico le chiavi di casa e dello studio, perdo le cose". E questo intenso, quasi nevrotico
coinvolgimento è il segreto della "simpatia" che emana da queste pagine; "simpatia"
perché ci fa vivere assieme sensazioni, emozioni, sofferenze note o nascoste,
e assieme ad esse ci fa camminare, pedalare, nuotare nella città, nelle sue pinete
e spiagge, sui suoi argini fluviali.
Ma questo libro non è solo esoterico e onirico, sa anche assumere i toni della denuncia
e dell'invettiva, quando alza il velo sulle brutture deturpanti o sull'ignoranza becera.
"Non respirare, tieni la bocca chiusa, così dice la giovane mamma alla bambina.
Ecco come siamo ridotti: è pericoloso respirare. Il polo industriale, per favorire le nostre "comodità",
continua a produrre i suoi veleni... Esigenze pubbliche e voglie private s'incontrano e formano
la coppia perfetta... E allora, tutti felici e contenti, assistiamo all'avvento di nuove industrie che
danno lavoro a quelli che poi ci moriranno...".
Ravenna sarebbe anche una città perfettamente ciclabile, ma quel che rimane delle piste,
scollegate e spesso ridotte a parcheggi impropri, rende il percorso uno slalom a continuo rischio caduta.
Per non parlare dei supponenti SUV padroni persino dei più sperduti sentieri che costeggiano i fiumi.
E anche l'incanto della "valle" e della pineta viene infranto dalla "razza padrona di cani" che, senza
guinzaglio e museruola, scorrazzano liberamente, infilandosi fra le ruote delle bici o azzannandoti
i polpacci, ma... "tanto sono buoni ..."
Ravenna "patrimonio dell'umanità": ma quanto poco si è fatto e si sta facendo per difenderlo!.
"Attanagliano il patrimonio artistico edifici ignoranti, tutti fuori scala... Dal centro storico protuberanze
cancerose hanno conquistato, conquistano senza sosta, la periferia, il mare. Sono condomini, sono ville,
villette, palazzi in stile alpino, in stile mediterraneo, in stile impero, in stile assiro-babilonese,
in stile bomboniera... Sono centri commerciali, sono multisale cinematografiche con tutto annesso...
stile desolata periferia americana. Sono i cavalcavia, strade snaturate da negozi usa e getta..."
A questo scempio è difficile adattarsi, ma dice la scrittrice, ad altri si può. Ad esempio non ci sono più
quelle nebbie tipiche che immergevano la città in un vapore metafisico, in compenso c'è il vento che
riporta tutto alla luce: allora bisogna lasciarsi trasportare dalla sua possanza e immaginare che tutto
prenda il volo con lui. Poi in estate, ci si può ancora consolare con un tramonto sulla "valle" di
Marina Romea: "Il cielo e l'acqua e la vegetazione acquistano toni potenti, maestosi, in antitesi alle
vedute sfumate del paesaggio ravennate... il chiaro delle acque diviene d'argento e al centro prende
forma la scia di fuoco... non solo vedo ascolto e sento, io divento acqua, fuoco, cielo...
E prima che la notte ingoi tutto lo sfarzo di questo tramonto, di fronte e dentro di me una
striscia di fuoco ancora persiste. Resiste a questa notte che decreta una fine e insieme l'inizio di un'altra
visione...".Così, con questa visione, coniugando realtà e immaginazione grazie anche alla sensibilità di chi,
come l'autrice è, oltre che scrittrice, pittrice e grafica, ci si riconcilia con la città.
La si vede sullo sfondo, trasfigurata, liberata dai suoi mostri e come abbracciata dall'ansa protettrice delle sue
acque che ne avevano già in passato decretato le fortune e l'unicità.
Giovanni Zaccherini zvanzac@tiscab.it