Gennaio 2018 - Da Amman a Wadi Rum indietro
Gennaio 2018 Da Amman al Wadi Rum
Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio.
(Pat Conroy )
Lasciando l' Italia in balia di meno implacabili temperature settembrine atterriamo all’aeroporto di Amman. Una guida premurosa accompagna in albergo una ciurma di turisti accaldati e già stanchi. Ma in poco tempo l’animo del viaggiatore sostituisce quello del turista.
Magica Petra. Mi tornano alla mente le parole di Lawrence d'Arabia.
Petra, il luogo più bello della terra. Rovine e colori delle rocce. Rosse, nere, con strisce verdi e azzurre.
E concordo con la chiusa, il vero pungolo del mio viaggio: non saprai mai cos'è Petra a meno che tu non ci venga di persona....
Un bimbo vende ciottoli e pietre, animato lo sguardo dal corruccio. La tenerezza per la sua infanzia tranciata lascia il posto a ben più pensosi e scomodi interrogativi.
Poi chiasso, confusione, una babele di lingue, la frenesia che ti prende davanti a tanta bellezza. Perfino troppa.
La successiva sosta al Monte Nebo riporta a quella quiete del meditare che è l’altra sfaccettatura del viaggio. Una croce di ferro davanti a me è intreccio di molti simboli. Mi avvito in uno sgomento che si intinge di realistica quanto scomoda considerazione. Non sono poi così tanti i chilometri che ci separano dai luoghi del conflitto.
Fortunatamente il fascino del Wadi Rum lenisce quella sorta di amara presa d’atto, gesto dell’anima conseguente al (necessario?!) disincanto. Poi la fascinazione delle torri di arenaria rossa e ocra, le scogliere vestite dei colori più belli: sullo sfondo le montagne troneggiano solide. E sembrano anche trasformarsi, paiono inseguire ed insieme essere inseguite dalla luce di un meriggio accecante. Fino a nutrirsi della carezza della sera, quando scatto dai finestrini del pulmann l’ultima foto ad un sole giordano che si corica con grazia solenne.
Rita Farneti