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Giugno 2018 - Carcassonne indietro

Giugno 2018                                        Le mura di Carcassonne e l’astuzie di Madame Carcas

 

Come sempre suole accadere in un lungo viaggio, alle prime due o tre stazioni l’immaginazione resta ferma nel luogo di dove sei partito, e poi d’un tratto, col primo mattino incontrato o per via, si volge verso la meta del viaggio e ormai costruisce là i castelli dell’avvenire.

                                                              (Lev Tolstoj)

 


Tiepido pomeriggio di primavera.
Bordeggiamo il Canal du Midi. Inutile sottolineare quanto meritatamente stato inserito fra i siti definiti Patrimonio dell’ umanità.
Un serpente placido di verde, luce e storia.
Direzione Carcassonne, importante esempio di architettura militare. Due le cinte, due le porte ed a difesa 52 torri. Il primo bastione, meglio definibile come muro interno, supera di poco il chilometro, il secondo, esterno, si aggira sui 1500 metri. Fra i due muri si snoda una zona che a fatica raggiunge i dieci metri di larghezza.
Dominano le torri a cappello di strega, esercitando la suggestione di una favola moderna.
Il cuore di Carcassonne è un dedalo di viuzze, un succedersi di negozietti, stipati di tuttecose, come si dice a Napoli. Scalpiccio di passi e voci di turisti sfaldano quel sapore di antico che lo sguardo ancora riesce a catturare.
Gli effluvi della cucina locale, che apprezzeremo come vincente sulla Cassoulet, ci confermeranno il miscuglio azzeccato di carne, verdure ben cotte e salse appena un po’ piccanti.
Un buon vinello metterà d’accordo il groviglio di sapori.
Il saliscendi di viottoli, rigorosamente acciottolati, ci guiderà fino alla chiesa di S.Nazario, monumento di stupefacente bellezza.
Correva la fine del XI secolo quando Papa Urbano II, in visita alla città, benedisse il materiale deputato alla costruzione della futura chiesa, costruzione poi completata nella prima metà del XII secolo.
Eretta nel luogo ove in origine si ergeva una chiesa carolingia, di cui non è rimasta traccia, mostra sul pavimento una croce latina. La parte più antica è una navata tripartita, mentre l’entrata è costituita da un portale romanico. Incantano le vetrate interne, quasi trattenute in quella loro, elegantissima, leggerezza. Transetto e coro sono stati ricostruiti nel più puro stile gotico.
Nel 1803 la chiesa perde il titolo di cattedrale acquisendo quello, più modesto, di basilica minore.
Fra un viottolo e l’altro i segni del tempo sembrano farsi voce della leggenda di Carlo Magno e di Dama Carcas. Una vera guerriera che, rimasta vedova dello sposo Balak, seppe tener testa all’esercito dei Franchi ed al lungo assedio che provò ,e duramente, gli abitanti del luogo .
Due le astuzie con le quali Madame Carcas riuscì a salvare la città ed il suo popolo.
La prima consistette nel sistemare sui bastioni dei manichini di paglia, ingannando così il nemico sulla reale consistenza della forza numerica degli abitanti in città e la seconda nel catapultare, in campo franco, un maialino, dopo averlo abbondantemente sfamato col poco grano ancora rimasto.
L’atterraggio, non certo indolore, in campo nemico del maialino - sulla cui bocca ancora restavano i segni del grano ingurgitato - convinse i Franchi ad andarsene.
Se gli abitanti, dopo un così lungo assedio, potevano ancora disfarsi dei loro animali, peraltro abbondantemente nutriti, andava valutato quanto tempo sarebbe stato ancora necessario per vincerne definitivamente la resistenza.
Allontanatasi dunque l’armata nemica fu una madame Carcas, esultante, a dare ordine di far suonare le trombe.
E da quel Carcas sonne, ovvero Carcas suona, il nome di Carcassonne.

Rita Farneti
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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