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Maggio 2017-Il giardino di Ines e Lelio indietro

Maggio 2017                                                               Il giardino di Ines e Lelio a Roncalceci

 

Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.
Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra.
Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.

                                                                         (Lao Tse)
 

 

Meraviglie segrete è un’iniziativa che vede aperti i giardini di Ravenna e provincia da aprile a maggio. Sapientemente intrecciata a visite didattiche e conferenze. Anche visitare un giardino ha il sapore di un viaggio. E l’ospitalità amabile di chi ci accoglie offre il visibile e l’invisibile, passione e duro lavoro. Si sfugge alla superficialità del convulso usuale, quasi spinti da un guizzo più veloce dei piedi che ci portano e già fasciati dall’odore dell’erba, profumo usualmente adulterato, smarrito. Lievissime folate di brezza primaverile accarezzano il nostro trovarci quì ed ora, contigui a pensieri discreti, forse anche ricordi, che si ravvivano leggeri. Rammentando antiche letture viene da domandarsi se possa essere ancora possibile un buen retiro, un rimanere sganciati dai ritmi del quotidiano. Purtroppo noi spesso a nostra volta piante (troppo?) inesorabilmente avvitate all’usuale. Diceva Ligabue in una sua vecchia intervista che il camminare prevede l’alzare gli occhi al cielo: il cielo indica una strada ben più affidabile rispetto alla più dettagliata delle mappe. Entrare nella casa di Ines e Lelio in Roncalceci, una casa solida ed elegantemente costruita, mi riporta alla memoria il Giardino de la Mansonniere, e quel filare carezzevole di colori rammenta la grazia petalosa del Parc Du Tabor. Neanche il rombo di qualche macchina che saetta vicina riesce ad incrinare questa armonia. E’ scoperta di speci di rose ed alberi da frutto operosamente curati da Ines e Lelio: dicono del diligente amore di tutti i giorni.
Circa 300 le piante di rose di 220 diverse varietà: lo sguardo spazia dalle muscose (Henry Martin, Chapeau de Napoleon, Alfred de Dalmas) alle affascinanti bourbon (M.me Pierre Oger, Zephirine Drouhin, Louise Odier), alle eleganti damascene posandosi ammirato su portland, galliche, noisette, alba, rugose, cinesi, pimpinellifolie e altre botaniche. I padroni di casa non si risparmiano nell’accompagnarci in questo viaggio dove le rose diventano quasi creature di una famiglia allargata su un terreno esteso per circa 5000 metri quadrati. Gli alberi da frutto sono già una promessa: nomen omen potrebbero affermare i latini. Tanto il melo - Bella del giardino - bello lo è davvero, mentre un prugno, ibrido naturale tra prugna ed albicocca, ha nel nome biricoccolo quasi il sapore di uno scioglilingua.
La meridiana, che impreziosisce la facciata, già distilla un suo memento con parole del passato ancora segni nel presente: segno il tempo che passa, la vita che cambia, la rosa che sfiorisce, la rondine che torna e l’amore che rimane. Un lontano e discreto chio chio di galline diventa una punteggiatura intermittente, mentre un sole sempre più caldo e benevolo continua a farci amabile compagnia. Verrebbe da pensare che in questa casa Lari e Penati di pagana memoria assolvano al dovere di custodi velatamente protettivi. La sensazione di potersi delicatamente liberare di pesi e pensieri scomodi si compone e scompone in quell’errare distratto su nuvole corsare, a loro volta figlie di un biancheggiare sereno. Non manca la serendipity, una piccola mostra personale di bonsai di Stefano composta ad emiciclo. Ogni bonsai ha nome rigorosamente declinato in latino.
Il tutto offerto con elegante semplicità, come in fondo le cose autentiche alle quali la soddisfazione del bene operare consegna un valore aggiunto.

Rita Farneti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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