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Marzo 2017 - Isola degli Armeni Venezia indietro

Marzo 2017                                                                                            L'isola degli Armeni - Venezia

 

E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene
a renderci visita e a raccontarci le sue promesse.

                                                                                  (Milan Kundera) 

 

Il vaporetto attraversa una laguna quieta scaricando sulla piccola isola una quarantina di turisti, ordinati nel procedere,
ma poco silenti. Si mischiano i dialetti “de noartri” con alcune parole in tedesco e sommessi dialoghi in lingua inglese.
La carezza del sole sorride sull’isola degli Armeni con sobrio calore.

Sede nel IX secolo del monastero dei benedettini di S. Ilario, nel secolo successivo casa dei lebbrosi, nel XVI alloggio
per malati e poveri e nel XVII dimora di domenicani poi espulsi, l’isola conquista una sua dimensione quasi mistica
nel 1717, quando il Doge di Venezia dona alla comunità armena in fuga un luogo ove poter definitivamente sostare.

Un crocifisso in legno, all’entrata, sottolinea già nel materiale rusticamente scolpito la sacralità del luogo. Il racconto della guida locale largheggia abbondantemente di informazioni su donazioni, lasciti, testi preziosissimi, reperti antichissimi, addirittura una mummia, gioielli e manufatti, quadri e pergamene, mappamondi ed arredi. Si apprezza
però anche la quotidianità di un desco, nel refettorio, sobriamente apparecchiato in attesa del pranzo (serale). Spiccano, religiosamente ordinate, si fa per dire, bottiglie di aceto balsamico ed olio di oliva. Un dipinto dell’ultima cena sembra benedire, dominando quasi la metà di un’intera parete.

Il giardino interno è disegnato da aiuole ordinatissime, centrale il pozzo, poche le piante da fiori: spicca la mansuetudine allegra dei fiori di una forsizia.

Dopo la visita guidata, che supera di poco l’ora e mezzo, ci sparpagliamo nel vialetto esterno all’edificio, alla ricerca , forse, di quell’ultimo scatto che ingioielli la bellezza di una giornata garantita da un tempo piacevolmente mite . Magnolia e palme danno testimonianza di un clima clemente nonostante la salsedine lagunare.

Una barca, Armenia, è ormeggiata, composta: permette la lettura dell’alfabeto armeno disegnato con cura.

Ore 17.25, ultimo vaporetto per S. Marco. Il sole al tramonto diventa magicamente generoso in quella sua passione rosso dorata china sull’azzurro della laguna.

Rita Farneti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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