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Novembre 2018 Abbazia di Monte Oliveto Maggiore indietro

Novembre 2018                                                                        Abbazia di Monte Oliveto Maggiore

 

Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia.
                                                         (Ralph Waldo Emerson)


 


Mattinata di sole che ancora accarezza con dita autunnali la Toscana.
Tepore e cielo terso lasceranno spazio, fra qualche manciata di settimane, al rigore dell’inverno.
Un piccolo presepe è in bella mostra a ridosso dell’ingresso di una chiesetta, sul filo della strada, la Cassia, che da Siena raggiunge Monte Oliveto maggiore, mentre una donna anziana in abbigliamento informale s’incammina, due ceppi sottobraccio, verso la propria abitazione.
Natale può dirsi davvero alle porte, in questo paesino a pochi chilometri dall’abbazia.
Sembra tutto (quasi) a portata di mano, semplice e familiare.
Anche i nomi di alcuni appezzamenti di terreno paiono scelti con una bizzarra creatività che induce il sorriso.
Al poderuccio segue il palazzaccio mentre una sobria osteria locale sfoggia l’insolito nome di Osteria Scroccazucche.
Davanti all’abbazia un filare disciplinato di cipressi sembra snodarsi in un bisbiglio di verde, introducendo a note più profonde.
Mi viene in mente un passo di Bacchelli.
Valli, monti e fiumi paiono abbracciare(…)laddove la gentilezza e la quiete del luogo forse insegnò alle famiglie che vi abitano la tradizione di gentilezza e di pace dei cipressi.
Nel regno arboreo che ospita anche pini e querce s’innalzano note di gregoriano.
Due monaci ci salutano con un sorriso, vanno di passo lesto, quasi si schermiscono al contatto. La cura delle anime, si sa, richiede discrezione, e tanta, ma tanto maggiore deve essere la medesima (discrezione) nel caso di cura della propria anima.
Sulla parete della foresteria due ciclamini, petali di velluto color cremisi e sfumature di viola e fuscia, sembrano anticipare un benvenuto ai futuri ospiti.
La storia di questo complesso monastico inizia nel 1313 quando Bernardo Tolomei, membro di una delle famiglie più importanti di Siena, decise di ritirarsi in questi luoghi.
La costruzione della cattedrale della Natività di Maria di Monte Oliveto risale ai primi anni del secolo successivo.
Con la sequenza di mattoni rossi e la pianta a croce latina ispira un senso di solidità. Gotico l’esterno, barocco, invece l’interno, che ha nel chiostro grande, costruito tra il 1426 e il 1443,l’ elemento di maggior interesse .
La parte bassa, ornata di affreschi che narrano episodi della vita di San Benedetto, è opera di Luca Signorelli ed Antonio Bazzi.
All’interno dell’abbazia è anche presente un negozio in cui è possibile comprare prodotti tipici come estratti, unguenti e creme, nonchè liquori alle erbe e vino che provengono dall’azienda agricola di Monte Oliveto.
Il silenzio del luogo è impagabile, si intravede il Monte Amiata, fasciato da una sciarpa di nuvole basse.
Luogo di pace, ben memori i viaggiatori che lo attraversano - se mai ce ne fosse bisogno - quanto la regola di S.Benedetto solleciti alla cura delle anime e all’adoprarsi alle opere stesse.
L'ozio è nemico dell'anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio.
Ma se le esigenze locali o la povertà richiedono che essi si occupino personalmente della raccolta dei prodotti agricoli, non se ne lamentino, perché i monaci sono veramente tali, quando vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli. (Cap. XLVIII - Il lavoro quotidiano).

Rita Farneti 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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